Trombofilia, mutazione del fattore II della protrombina e cure dentali

da | Gen 7, 2025 | Blog

La trombofilia è una condizione che aumenta la predisposizione alla formazione di trombi (coaguli di sangue) nei vasi sanguigni, con potenziale rischio di complicanze come trombosi venosa profonda (TVP), embolia polmonare o altre patologie correlate alla coagulazione.

Una delle cause genetiche di trombofilia è la mutazione del fattore II della protrombina (G20210A). Questa mutazione è caratterizzata dalla sostituzione di una guanina (G) con un’adenina (A) nella posizione 20210 del gene della protrombina, che porta a un aumento dei livelli di protrombina nel sangue.

Mutazione in eterozigosi

  • Se la mutazione è presente in eterozigosi, significa che è coinvolto solo uno dei due alleli del gene, mentre l’altro rimane normale.
  • L’eterozigosi è meno rischiosa rispetto all’omozigosi (in cui entrambi gli alleli sono mutati), ma comunque può aumentare il rischio trombotico rispetto alla popolazione generale.

Rischio trombotico

  • L’eterozigosi per il fattore II protrombina aumenta di circa 2-3 volte il rischio di sviluppare trombosi rispetto a chi non possiede la mutazione.
  • Il rischio può essere maggiore se coesistono altri fattori predisponenti, come:
  • Fattori genetici aggiuntivi (es. mutazione del fattore V Leiden).
  • Fattori acquisiti (es. gravidanza, uso di contraccettivi orali, immobilizzazione prolungata, interventi chirurgici).
  • Stili di vita o condizioni cliniche (es. obesità, fumo, sindrome metabolica).

Diagnosi e monitoraggio

La diagnosi viene effettuata con test genetici specifici, spesso richiesti in presenza di:

  • Episodi di trombosi inspiegata in giovane età.
  • Storia familiare di trombosi.
  • Perdite fetali ricorrenti (in caso di gravidanza).

Gestione clinica

La gestione di una persona con mutazione in eterozigosi del fattore II protrombina dipende dal contesto clinico:

  1. Senza trombosi pregressa: In assenza di altri fattori di rischio, spesso non è necessario un trattamento anticoagulante continuo, ma è consigliata una profilassi in situazioni a rischio elevato (es. interventi chirurgici, gravidanza).
  2. Con trombosi pregressa: Di solito si utilizza una terapia anticoagulante a lungo termine (es. warfarin, DOACs).
  3. Prevenzione: Adozione di stili di vita sani (evitare il fumo, mantenere un peso corporeo adeguato) e monitoraggio durante situazioni critiche.

Consulenza Genetica

In caso di diagnosi, è spesso utile coinvolgere i familiari per valutare la presenza della mutazione anche in loro, specialmente se ci sono precedenti di trombosi.

Le cure dentali in un paziente con trombofilia richiedono particolare attenzione per minimizzare il rischio di complicanze legate alla coagulazione, sia in caso di interventi chirurgici che di trattamenti meno invasivi.

Ecco alcune indicazioni generali e specifiche:

1. Valutazione preliminare

  • Storia clinica dettagliata: È essenziale informare il dentista della diagnosi di trombofilia, eventuali episodi trombotici pregressi e l’assunzione di farmaci anticoagulanti o antiaggreganti.
  • Collaborazione interdisciplinare: Il dentista potrebbe consultare il medico curante o l’ematologo per una gestione personalizzata.
  • Esami ematici: In caso di interventi chirurgici, possono essere richiesti esami come INR (se si assumono anticoagulanti), PT, aPTT e conta piastrinica.

2. Trattamenti di routine

Per procedure non chirurgiche (es. otturazioni, igiene orale):

  • Generalmente non richiedono modifiche significative.
  • Si consiglia di monitorare l’eventuale sanguinamento, soprattutto in pazienti con alterazioni lievi della coagulazione.

3. Procedure invasive

Per estrazioni dentali, chirurgia orale o trattamenti che possono causare sanguinamento:

  • Pazienti in terapia anticoagulante:
  • Anticoagulanti orali diretti (DOACs): Potrebbe essere indicata la sospensione temporanea del farmaco 24-48 ore prima, in base al rischio trombotico e alla clearance renale.
  • Warfarin: La terapia può essere aggiustata per mantenere l’INR in un range sicuro (es. 2,0-3,0) senza sospensione completa, ma questo dipende dalla complessità della procedura.
  • Profilassi con eparina a basso peso molecolare (EBPM): In alcuni casi, se il rischio trombotico è molto elevato, si può usare l’eparina in sostituzione temporanea degli anticoagulanti orali.
  • Antiaggreganti (es. aspirina, clopidogrel): Di solito, non si sospendono, ma il dentista deve essere preparato a gestire eventuali sanguinamenti.
  • Misure locali per il controllo del sanguinamento:
  • Uso di emostatici topici (es. spugne di fibrina, gelatine emostatiche).
  • Suture accurate.
  • Applicazione di garze con pressione locale.
  • Risciacqui con acido tranexamico post-intervento.

4. Gestione post-operatoria

  • Monitoraggio: Controllare che il sanguinamento si risolva entro i tempi normali.
  • Farmaci: Evitare l’uso di FANS (es. ibuprofene) se c’è rischio di sanguinamento; preferire il paracetamolo per il controllo del dolore.
  • Profilassi antibiotica: Se indicata, per ridurre il rischio di infezione, specialmente nei pazienti con fattori di rischio aggiuntivi.

5. Educazione del paziente

  • Informare il paziente sui segnali di allarme post-operatori, come sanguinamento prolungato, gonfiore anomalo o dolore intenso.
  • Consigliare un contatto immediato con il medico o il dentista in caso di complicazioni.

La chiave per il buon esito delle cure dentali in pazienti nei pazienti con trombofilia vede una pianificazione accurata e una comunicazione efficace tra il dentista e tutti gli specialisti coinvolti.

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